Due popoli, due Stati. Il Consiglio comunale approva una mozione per la pace in Palestina

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La mozione del è stata approvata con 18 voti a favore, 3 astenuti (FDI) e uno contrario (Pinna)

Data:

05 settembre 2025

Il Consiglio comunale di Oristano ha approvato una mozione sul conflitto israelo-palestinese che impegna il Sindaco e la Giunta a sostenere in tutte le sedi opportune la formula riconosciuta in forma diffusa a livello internazionale “due popoli due stati”.

La mozione, firmata dai consiglieri di centrosinistra Giuseppe Obinu, Maria Obinu, Marcoli, Della Volpe, Marchi, Federico, Perra, Daga, è stata approvata con 18 voti a favore, 3 astenuti (FDI) e uno contrario (Pinna).

Il documento è stato illustrato in aula da Giuseppe Obinu (Alternativa sarda progetto Sardegna): “I diritti umani non conoscono confini e anche da una piccola città come la nostra si deve mandare un segnale chiaro e coraggioso. Oristano è la città di Eleonora d’Arborea e della Carta de Logu e questa eredità ci impone una responsabilità. In Italia sono sempre più numerosi i Comuni che si esprimono con il gesto simbolico del riconoscimento dello Stato di Palestina, gesto non privo di significato. Si tratta di stare dalla parte del diritto e della convivenza”.

“Il conflitto israelo-palestinese rappresenta una delle principali crisi internazionali ancora irrisolte, con gravi ripercussioni in termini di vite umane, diritti violati e instabilità geopolitica – si legge nella mozione -. La soluzione dei “due popoli, due Stati”, sostenuta da decenni dalla comunità internazionale, non è concretamente perseguibile senza il riconoscimento preliminare e pieno dello Stato di Palestina. Attualmente, l’Italia riconosce ufficialmente solo lo Stato di Israele, mentre la Palestina gode di uno status di “osservatore non membro” presso le Nazioni Unite. Nel maggio 2024, diversi Stati europei (tra cui Spagna, Irlanda e Norvegia) hanno annunciato il riconoscimento formale dello Stato di Palestina. Il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Italia costituirebbe un passo fondamentale verso una soluzione giusta e duratura del conflitto”.
“Riconoscere la Palestina nei confini precedenti all’occupazione del 1967, con Gerusalemme capitale condivisa, significa ristabilire un quadro negoziale equo e rispettoso del diritto internazionale – si legge ancora nel documento -. È compito delle istituzioni locali, in quanto espressione democratica dei cittadini, farsi promotrici di valori universali come la pace, la giustizia, la convivenza tra i popoli. Il Comune di Oristano, città storicamente legata alla figura di Eleonora d’Arborea, intende onorare i principi della sua eredità giuridica e morale, come sanciti nella Carta de Logu, riaffermando il valore universale della giustizia come fondamento della pace tra i popoli”.

All’ordine del giorno della seduta erano due le mozioni sul conflitto israelo-palestinese.
Fulvio Deriu (FDI) ha illustrato quella del suo gruppo politico spiegando che “la nostra mozione vuole integrare i contenuti dell’altro documento confermando la sensibilità verso questo tema, perché nessuno può rimanere inerme di fronte a quanto sta accadendo. Non possiamo però non ricordare l’impegno e l’azione condotta dal Governo italiano e dal Ministro Tajani e per questo motivo la nostra mozione voleva incitare a proseguire nell’opera che già si sta portando avanti per giungere alla pace. Le due mozioni, pur essendo simili nello spirito, non sono però fondibili. È giusto sensibilizzare gli animi, ma è altrettanto giusto ricordare che incidere su quanto sta accadendo non è nella potestà di noi consiglieri comunali, se non a livello simbolico. Ritiro quindi la nostra mozione per non sovrapporre due argomenti delicati e non conciliabili, considerando che il Consiglio comunale non ha il potere di incidere in questa materia”.

Francesca Marchi (Sinistra futura): “Questo conflitto da oltre 70 anni continua a produrre una catena infinita di morte, sofferenza e ingiustizia. Migliaia di famiglie sono condannate alla fame, alla sete, alla paura, alla morte. Non possiamo rimanere in silenzio. La soluzione due popoli due stati oggi sembra più lontana che mai, eppure è l’unica prospettiva credibile per un futuro di convivenza pacifica, possibile solo con il riconoscimento pieno dello Stato di Palestina come hanno fatto numerosi paesi europei, numerose regioni e numerosi consigli comunali. Non si tratta di scegliere da che parte stare in una guerra, si tratta di scegliere di stare dalla parte della pace, dei diritti e della verità”.

Maria Obinu (Alternativa sarda progetto Sardegna): “Non è vero che non possiamo fare nulla, ognuno di noi ha il diritto di esprimere la propria opinione e ha il dovere di non rimanere indifferente rispetto a quanto succede a Gaza. Abbiamo il dovere di dire la nostra: da questo consiglio comunale si deve levare un grido unanime per chiedere che si fermi quanto sta succedendo a Gaza. Il nostro Stato deve muoversi affinchè venga riconosciuto lo Stato Palestinese, ci sono tutte le caratteristiche per farlo: c’è un territorio, ci sono cittadini che si riconoscono come nazione, c’era un governo, ci sono i confini”.

Francesco Federico (Oristano democratica e possibile): “È giusto che la nostra comunità esprima la sua sensibilità sulle tragedie che stanno succedendo in quella parte del mondo. La Palestina non è Hamas, Israele non è Netanyahu. Ma quanto sta succedendo va condannato. Abbiamo storicamente un senso di colpa nei confronti di Israele che ci impedisce di vedere in maniera libera e condannare quanto sta succedendo. Il senso di colpa per l’olocausto ce lo stiamo trascinando dalla seconda guerra mondiale. Il primo passo da fare oggi è riconoscere lo Stato di Palestina”.

Carla Della Volpe (PD): “Quanto accade a Gaza e nel mondo ci impone un’assunzione di responsabilità. A Gaza la devastazione continua in un orrore che non ha fine. Le istituzioni internazionali, la Corte di giustizia e la Corte penale, hanno da tempo emesso dei pronunciamenti chiari che richiamano alle proprie responsabilità gli attori coinvolti. In momenti come questo, non prendere una posizione equivale ad accettare lo status quo. La responsabilità civile comincia anche dai gesti e dalle parole che pronunciamo in questo Consiglio comunale”.

Roberto Pisanu (Oristano al centro): “La cosa migliore, oggi, sarebbe che i palestinesi cercassero di eliminare dal loro territorio Hamas. Finchè Hamas continuerà a essere presente, Israele avrà una giustificazione per le sue azioni, anche se questo non è sufficiente a giustificare un genocidio”.

Antonio Iatalese (UDC): “Non possiamo accettare che uno Stato che consideriamo vicino a noi, l’unico stato democratico e liberale in Medio Oriente, faccia ciò che sta facendo, non è tollerabile. Se è un genocidio lo dirà la storia, ma è questo oggi è ciò che appare. Sono favorevole al riconoscimento dello Stato di Palestina, ma solo se, in base a un principio di reciprocità, c’è lo stesso riconoscimento nei confronti di Israele da parte degli stati arabi, oggi lo fanno solo la Giordania e l’Egitto”.

Gianfranco Porcu (Forza Italia): “Su fatti di coscienza come questo è giusto dare un segnale. Dico però che ho fiducia nell’azione di governo in corso che ha sempre sostenuto il principio dei “due popoli due stati”. Non aver riconosciuto lo stato di Palestina non significa che non si stia operando in quella direzione. Questa sensibilità è presente nel nostro governo e lo dimostrano anche gli atti parlamentari”.

Giuliano Uras (Oristano al centro): “Premetto che il mio voto sarà contrario a questa mozione, per come si è sviluppata e per ciò che chiede. Quello che sta succedendo non può lasciarci indifferenti, ma per fare la pace occorre essere in due. Scegliere una parte, stabilire chi è bravo e chi è cattivo, chi sta soccombendo e chi sta esagerano, è un fatto inquinato da una propaganda costante che passa attraverso i giornali, le televisioni, i dibattiti politici di quella stessa sinistra che ogni 27 gennaio per una settimana ci fanno (scusate l’espressione: due palle così) sulla Shoah. E poi con la stessa nonchalance si dimenticano di quella tragedia e sposano indiscriminati attacchi nei confronti del popolo ebreo. È sempre quella cultura pseudo di sinistra, dell’“intellighenzia” di sinistra, che ha prodotto un dibattito ormai monco e unilaterale. Quando si generalizza, quando si sceglie una parte non si può predicare la pace. Posso essere io contrario ad appelli sulla pace essendo di formazione cattolica: sono a favore della pace, ma assolutamente contrario a questa mozione”.

Umberto Marcoli (Alternativa sarda progetto Sardegna): “È vero che una certa sinistra ha strumentalizzato la questione palestinese. È anche vero però che la Democrazia cristiana e noi come Paese arriviamo da un periodo storico, la seconda guerra mondiale, che ci ha provato. Oggi io sono più spaventato da quello che è successo in Cina nei giorni scorsi, che da quello che sta accadendo in Palestina. Oggi il problema serio è la pace e la mozione ha lo scopo di sensibilizzare un’azione a difesa della pace. In Palestina però si è esagerato, si è superata l’asticella”.

Al Sindaco Massimiliano Sanna il compito di chiudere il dibattito e di proporre il testo finale della mozione sull’impegno a sostenere in tutte le sedi opportune la formula riconosciuta in forma diffusa a livello internazionale due popoli due stati: “Il conflitto israelo-palestinese ci interpella profondamente, non solo come osservatori esterni, ma come comunità che crede nei valori della pace, della giustizia e della solidarietà. La striscia di Gaza sta vivendo una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni, con un numero enorme di vittime e milioni di persone ridotte allo stremo. Non si può restare indifferenti di fronte a un quadro così doloroso, che scuote le coscienze e ci ricorda quanto sia fragile il bene della pace. Anche il Governo italiano, nelle sue recenti dichiarazioni e iniziative, ha posto l’accento su alcuni punti che meritano di essere richiamati: il sostegno agli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile, l’impegno per favorire la liberazione degli ostaggi e il lavoro diplomatico nelle sedi internazionali per creare le condizioni di un cessate il fuoco stabile e duraturo. Si tratta di sforzi che vanno nella direzione di una soluzione negoziale, capace di tutelare la sicurezza e i diritti di tutti i popoli coinvolti”.
“Il nostro Consiglio comunale – ha proseguito - pur non avendo competenze dirette in materia di politica estera, può e deve farsi portavoce di un messaggio di pace e di speranza, incoraggiando ogni percorso di dialogo e ogni azione che vada nella direzione della cessazione delle ostilità e della salvaguardia della vita umana. Non spetta a noi indicare soluzioni geopolitiche, ma possiamo richiamarci con forza ai valori universali che appartengono anche alla nostra città: la tutela della vita, il rispetto dei diritti fondamentali, la ricerca instancabile della giustizia. Oristano, città di Eleonora d’Arborea, può e deve ispirarsi alla sua storia per richiamare con equilibrio e responsabilità i valori di giustizia e di verità che ci appartengono, facendo sentire la propria voce in favore di un futuro di convivenza e riconciliazione tra i popoli”.

Il Consiglio comunale, ieri sera, ha discusso anche alcune interrogazioni e interpellanze.

Il Sindaco Massimiliano Sanna ha risposto all’interrogazione dei consiglieri Federico, Marchi, Della Volpe, Obinu Maria, Perra, Daga, Marcoli, Obinu Giuseppe sul grave atto di vandalismo a danno del Cimitero Monumentale di San Pietro: “Ribadisco la più ferma condanna per il grave atto di vandalismo compiuto nella notte ai danni del cimitero di San Pietro, dove i muri di cinta sono stati imbrattati con scritte no vax, volgari e offensive. Si tratta di un gesto vile e inqualificabile, che offende non solo il simbolo della memoria e del rispetto verso i nostri defunti, ma anche l’intera comunità cittadina. Nessuna esasperazione o disagio può giustificare simili comportamenti, che minano il senso civico e ledono il patrimonio comune. Abbiamo destinato 20 mila euro alla rimozione delle scritte e a ripristinare il decoro dell’area. In Prefettura si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Le telecamere sono posizionate nei punti sensibili della città che sono individuati in stretta collaborazione con il Comitato per la sicurezza pubblica, il cimitero San Pietro (dove ne è presente solo una all’interno vicino agli uffici) non sono considerati tali. Visto quanto accaduto intendiamo posizionarne anche nei cimiteri”.
Francesco Federico (Oristano democratica e possibile): “Siamo di fronte a un gesto offende tutta la comunità oristanese. Non si veicolano così dissenso e opinioni diverse. Davo per scontato che le telecamere ci fossero. Il cimitero merita una sorveglianza esterna, ma anche interna. Il nostro cimitero merita rispetto e decoro che non può essere espressa solo in occasioni di simili gesti”.

Maria Obinu (Alternativa sarda progetto Sardegna) ha illustrato l’interpellanza presentata insieme ai consiglieri Federico, Marchi, Della Volpe, Perra, Daga, Marcoli, Obinu Giuseppe sul costo di trasporto delle urne cinerarie e mancata realizzazione di un tempio crematorio”.
“La civiltà di un popolo si giudica anche dalle sepolture” ha detto Maria Obinu introducendo l’interpellanza che chiedeva se l'Amministrazione intenda rivedere la delibera del 2009 sul costo della vigilanza per il trasporto delle urne cinerarie, valutando la possibilità di eliminare o ridurre drasticamente il tributo e se l'Amministrazione abbia valutato la possibilità di avviare un progetto per la costruzione di un tempio crematorio, al fine di offrire un servizio essenziale ai propri cittadini e favorire una scelta più sostenibile.
Il Sindaco Massimiliano Sanna ha risposto spiegando che la delibera del 2009 è superata, non più applicabile, da norme regionali del 2018 riprendendo norme nazionali sul trasporto delle ceneri che può essere eseguito dai familiari del defunto con mezzi propri. “Il Comune farà il possibile per andare incontro alle esigenze dei cittadini sul pagamento del tributo. Sulla modifica della delibera, dobbiamo attenerci alle norme regionali e nazionali – ha precisato -. Per quanto riguarda la realizzazione di un tempio crematorio a Oristano, è necessario evidenziare che la costruzione di un simile impianto comporta un iter lungo e complesso. La sua attivazione presuppone l’individuazione di un’area idonea dal punto di vista tecnico, ambientale e urbanistico, l’approvazione della Regione Sardegna competente in materia. A questo si sommano costi molto elevati di costruzione e gestione, che richiederebbero uno specifico piano economico-finanziario e risorse oggi non disponibili. Pur riconoscendo l’importanza del tema e la volontà politica di valutare un simile investimento, occorre sottolineare che l’Amministrazione è oggi impegnata a fronteggiare un’altra priorità: la carenza di spazi cimiteriali. La prevalenza, ancora significativa, della sepoltura tradizionale impone di concentrare energie e risorse sulla programmazione e sull’ampliamento degli spazi esistenti. In questo quadro, va evidenziato che negli interventi di riqualificazione e manutenzione dei cimiteri comunali è stato incrementato il numero di loculi e di spazi destinati alle urne cinerarie, dando così una risposta concreta e immediata a chi sceglie la cremazione. Non possiamo inoltre trascurare il contesto regionale: la Sardegna dispone ancora oggi di un numero molto limitato di impianti di cremazione, localizzati principalmente a Cagliari e Sassari. Si tratta quindi di una difficoltà che non riguarda solo Oristano, ma l’intera isola. Per questa ragione, oggi la priorità rimane l’ottimizzazione degli spazi cimiteriali esistenti, mentre sul piano politico e istituzionale non escludiamo, in prospettiva, di avviare una pianificazione preliminare che possa aprire la strada a un futuro progetto di tempio crematorio”.

Il Consiglio comunale riunito al Teatro San Martino
Il Consiglio comunale riunito al Teatro San Martino

Ultimo aggiornamento: 05/09/2025, 12:58