Consiglio comunale - Iniziata la discussione sul PUC
Con la relazione introduttiva dell’Assessore Giuliano Uras ieri sera, in Consiglio comunale, è iniziato l’esame del nuovo Piano urbanistico comunale di Oristano. Dopo una breve introduzione
Data:
09 novembre 2004
Con la relazione introduttiva dell’Assessore Giuliano
Uras ieri sera, in Consiglio comunale, è iniziato
l’esame del nuovo Piano urbanistico comunale di
Oristano.
Dopo una breve introduzione del Vice Presidente del Consiglio Mariano
Carta è stato il Sindaco Antonio
Barberio a prendere la parola. Rivolgendosi al Consiglio, Barberio ha detto:
“La linea di condotta che ha
caratterizzato Sindaco e Giunta in merito all’approvazione del Piano
Urbanistico, ha sempre privilegiato il rispetto delle
volontà del Consiglio Comunale e, attraverso il Consiglio, quella dei Cittadini,
ai quali è stata opportunamente concessa la possibilità di esprimere le proprie
osservazioni. Oggi la discussione ed il confronto sul documento fondamentale per
lo sviluppo strutturale del Comune di Oristano, giunge
ad una fase risolutiva”.
“Senza voler
disconoscere le responsabilità di ciascuno, ci preme ricordare che
l’appuntamento odierno scaturisce come il termine intermedio - ma non di meno
concreto - di un percorso non privo di pause e di riflessioni, di ripensamenti e
di ritardi. Vari fattori hanno concorso a determinare queste inefficienze, non
ultima la meditata maturazione delle linee di condotta delle forze politiche e
di quanti – nelle istituzioni datoriali e di rappresentanza – hanno interloquito con
l’Amministrazione, suggerendo risoluzioni, auspicando disposizioni,
interpretando, anche legittimamente, gli interessi della collettività e dei
corpi sociali”.
“È noto che il
Sindaco ha ritenuto efficace ed efficiente delegare la
materia al Collega di Giunta Giuliano Uras . Questi ha
posto a disposizione del Consiglio e degli interlocutori di esso (cittadini e professionisti, movimenti ed associazioni,
organizzazioni e forze politiche) la propria esperienza, la propria capacità di
mediazione, le doti di sintesi e la concretezza necessarie a fare sì che questa
Assemblea formulasse finalmente e concretamente il provvedimento d’approvazione
del Piano, le eventuali modifiche al suo contenuto, le direttive ed i principi
che guideranno le nostre risposte ai quesiti dei Cittadini, le scelte comuni e
condivise che – col concorso di tutte le forse politiche che siedono in Consilio
– sono certo potranno essere elaborate con un criterio – come usa dire oggi –
bipartizan , o se preferite, non partizan .Il ruolo dell’Assessore Uras sono certo si rivelerà fattivo
ed efficace, dal momento che nelle trascorse settimane si è svolto un puntale
confronto con le parti sociali, si è giunti a tirare le fila dei molti problemi
e dei tanti discorsi accesi nella fase interlocutoria che abbiamo attraversato,
consci della delicatezza, dei tecnicismi, della complessità normativa e della
dialettica politica che fanno da sfondo ad una materia indubitabilmente
complessa ed articolata. A riprova di ciò, vorrei ricordare che qualsiasi
soluzione ha in sé aspetti migliorabili o passibili
d’interpretazione. Meno discutibile è viceversa la necessità di regolamentare lo
sviluppo urbanistico e strutturale della Città, che è come dire il suo sviluppo
sociale ed economico, giacché la città contiene, suggerisce e regolamenta , da questi punti di visti, la vita associata, le
iniziative economiche, il privato ed il pubblico che la abitano, la utilizzano,
la rendono - se possibile - sempre viva e vitale, creativa ed accogliente.
Questo rende evidente che il Piano Urbanistico Comunale apparterrà a tutta la
Città ed ogni decisione non potrà che essere ascritta alla maggioranza – la più
ampia possibile – di questo Consiglio Comunale”.
“Colleghi
– ha proseguito Barberio - , così come il Sindaco, anche l’Assessore
delegato a predisporre l’oggetto della discussione di
oggi ha svolto il proprio ruolo senza interferire allo scopo che il P.U.C e al P.U.C. fosse assegnata
una sorte precostituita. Fin dall’avvio della Legislatura, sia per metodo sia
per merito abbiamo inteso privilegiare quest’ approccio che guiderà la calendarizzazione dei lavori dell’Assemblea. L’opera svolta
dal Collega Uras è quindi quanto mai preziosa perché
ciò avvenga nel modo più utile e concreto, nel quadro
della tabella di marcia
suggerita dalle priorità e dalle soluzioni che meglio rispenderanno alla
volontà comune di tutte le forze politiche presenti in Assemblea. Ed appunto
l’Assemblea dispone degli strumenti e dei mezzi più
utili per giungere alla decisione più saggia ed opportuna riguardo ai bisogni,
alle urgenze, alle necessità pratiche dei nostri Concittadini che, sono certo,
sarà intendimento comune rispettare nell’ottica dell’interesse condiviso
dell’intera Città” .
Subito dopo ha preso la parola l’Assessore Giuliano
Uras : “Non
capita spesso infatti che nell'arco di una
legislatura in un Consiglio
Comunale si giunga all'adozione definitiva del PUC. Per la città di Oristano l'ultimo PUC adottato risale al 1963 e il suo
aggiornamento, attraverso una variante, al 1978. Non pare
inutile sottolineare che lo strumento urbanistico che oggi stiamo
discutendo riveste un carattere di atto straordinario dato che contiene tutti
gli elementi che presiedono allo sviluppo economico sociale e culturale della
nostra comunità. Nessuno dei nostri cittadini può restare indifferente a questo
documento di programmazione del
territorio e credo che i consiglieri siano
perfettamente consci di questo”.
“Il PUC
– ha detto Uras -
ha avuto una lunga gestazione,
iniziata con l'incarico ai tre progettisti, l'Architetto Sonzogni , l'Ingegner Fadda e
l'Ingegner Zonchello , affidato dal Consiglio Comunale
nel 1992 con Sindaco Pietro Arca e allora Assessore ai lavori pubblici Franco
Cuccu oggi entrambi presenti in aula. Tra i banchi del
Consiglio e della Giunta siedono, con diversi ruoli, altri protagonisti che
allora, anche assieme al sottoscritto, facevano parte del Consiglio che diede
quell' incarico avviando di
fatto l'iter che ha portato allo studio, e mi auguro, all'approvazione
definitiva di questo PUC. Mi riferisco a Fabio Porcu , Franco Serra , Sergio Locci , Linalba Ibba , Mariano Carta, Peppino Marras , Gianfranco Pinna, Francesco Pinna”.
“In questi 12
anni – ha proseguito
l’Assessore - si sono succedute 3 Giunte e 2 Commissari
prefettizi. I primi indirizzi furono dati, informalmente, ai progettisti dalla
Giunta Scarpa e dall'Assessore all'urbanistica di allora Momo Tilocca , ma quelli espressi secondo la procedura in modo formale, giunsero dal
Consiglio comunale presieduto da Gianni Salis quando
era sindaco Piero Ortu nel 2000. Sempre durante la legislatura
guidata da Piero Ortu furono
presentate le dimissioni dell'Architetto Sonzogni che
aveva partecipato, in qualità di coordinatore, agli studi preliminari del piano.
In quella circostanza si decise di provvedere alla sua sostituzione con
l'Ingegner Diaz, trasferendo il ruolo di coordinatore all'Ingegner Zonchello . Nel 2001, negli ultimi giorni prima del termine
anticipato della legislatura presieduta dal Sindaco Ortu , fu approvato in Giunta lo schema strutturale del
piano, rimasto poi sostanzialmente invariato nelle fasi successive. Il
Commissario straordinario, a detta degli stessi progettisti, prima di adottarlo
non propose alcuna variazione o modifica. Questa legislatura, presieduta dal
Sindaco Barberio, si è aperta a Luglio del 2002, proprio mentre decorrevano i 60
giorni, previsti dalla normativa regionale, necessari per la presentazione delle
osservazioni da parte dei cittadini”.
“Oggi
– ha aggiunta Uras - , avendo preso atto delle osservazioni,
avendo lavorato per capire quali fossero meritevoli di accoglimento e quali no,
avendo a disposizione le contro-deduzioni formulate dai progettisti del PUC e
vista la relazione del consulente del Sindaco, ci troviamo nella fase conclusiva
dell'iter previsto dalla Legge, la così detta "seconda adozione", o se preferite
"approvazione definitiva". All'ordine del giorno quindi è posta la discussione
generale sul PUC anche alla luce delle osservazioni. Operativamente procederemo
in questo modo: chiusa la discussione generale, nella quale ciascun gruppo
consiliare sarà chiamato a pronunciarsi sui nodi cruciali, frutto delle discussioni affrontate negli incontri
preliminari con i partiti, passeremo all'esame delle osservazioni raggruppate
per argomento, partendo prima da quelle sulle quali avremmo un'unità di intenti
e passando via via a quelle sulle quali nasceranno
lievi differenziazioni e giungendo, se accadrà, a quelle sulle quali non ci sia
una chiara posizione che identifichi una maggioranza consiliare, che, è bene
chiarirlo da subito, potrebbe anche non coincidere con quella politica di
governo. È evidente che anche
analizzate nel loro complesso le singole osservazioni dovranno essere poi
approvate o respinte votandole una per volta”.
Sull’accettazione della delega sul PUC Uras ha precisato: “Quando, a Luglio, il Sindaco Barberio mi ha
proposto, con mia grande sorpresa, di occuparmi del
PUC, dopo un attimo di titubanza ho accettato l'incarico, con la consapevolezza
che questo avrebbe rappresentato un impegno molto gravoso. I rischi politici
legati a un fallimento sono insiti nella complessità
della materia che stiamo trattando. Non ci nascondiamo che da sempre, e ovunque
ci sia in discussione un PUC, si concentrano grossissimi e legittimi interessi e
che 41 consiglieri possono avere in mente 41 PUC differenti. Occorre quindi, con
grande pazienza, ricondurre la discussione su alcuni
binari comuni per non rischiare di disperdere le energie di questo Consiglio.
Amo dire che il mio ruolo di Assessore, per questa
specifica delega, non è quello di un tecnico in grado di disegnare o redigere un
nuovo Piano, nè tantomeno ,
quello di sostituirmi al Consiglio nel decidere quale PUC deve passare.
Piuttosto penso al mio ruolo come a quello di un regista che, avendo a
disposizione un copione e una sceneggiatura già scritti e avendo davanti gli
attori, debba adoperarsi per dirigere un film e
arrivare alla sua realizzazione. Allo stesso modo, ritengo che, attraverso le
procedure e le norme, al termine di un confronto costruttivo tra tutte le parti
politiche, l’Assessore debba coordinare i lavori per giungere al compimento
dell'atto amministrativo finale”.
Uras ha invitato il Consiglio comunale a riflettere sul
delicato compito che lo attende: “Voglio
ricordare al Consiglio, anche se non ce n'è bisogno, che gli occhi dell'intera
città sono puntati su di noi, che non possiamo pensare che un atto così
importante possa essere il frutto di uno scontro politico sterile e
improduttivo. Voglio ricordare a questa maggioranza e a tutto il Consiglio che
la grande Variante del 1978 passò attraverso una maggioranza trasversale che
vedeva assieme 2 partiti tradizionalmente su posizioni diverse come la
Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano di allora. Io non vorrei,
quindi, che nessuno si scandalizzasse se dovesse accadere che il PUC passasse
con una maggioranza più ampia o comunque diversa da
quella che oggi governa il Comune. Io, infatti, mi trovo nella condizione ideale
per affermare che in questi giorni di incontri ho
registrato una sostanziale identità di vedute tra tutti i partiti su molti dei
punti che abbiamo analizzato. Sono convinto che questo Consiglio, i Gruppi
consiliari e i loro Partiti, debbano fare uno sforzo
perché, attraverso il confronto in aula, tengano aperto il dialogo per giungere
alla soluzione dei nodi cruciali di questo Piano. D'accordo con il Sindaco
Barberio, in queste settimane ho avviato il confronto con tutti i Gruppi,
concordando la strategia più appropriata per procedere con ordine. In
particolare, ho chiesto che in maniera ufficiale e in nome del proprio Partito
ci sia un pronunciamento su dieci, undici punti che
abbiamo individuato essere quelli fondamentali. Durante questi incontri ho potuto rilevare che tutti i consiglieri avevano ben
presente quale importanza rivesta licenziare un argomento tanto caro ai
cittadini. Perciò, ribadisco che occorre da parte di
ciascuno di noi un’assunzione consapevole di responsabilità, sottoponendoci
tutti ad un piccolo sacrificio per garantire sempre la presenza in aula ed
evitare la mancanza del numero legale nelle prossime riunioni. Infatti, se il
Consiglio dovesse saltare, i tempi previsti per l’approvazione del PUC si
allungherebbero pericolosamente, rischiando di portarci troppo a ridosso della
data del 9 Giugno, quando decadranno le norme di
salvaguardia, dando via a una situazione imbarazzante di caos normativo. La
responsabilità di garantire la presenza costante in aula, durante la discussione
del PUC, ricade principalmente sui consiglieri di maggioranza, ma credo comunque su tutti indistintamente. Il PUC è un argomento che
non deve necessariamente avere la paternità politica di una sola componente , un po’ per l'iter che ha seguito (i passaggi
attraverso due commissari straordinari e tre maggioranze politiche differenti),
ma anche perché contiene al suo interno proposte e soluzioni talmente evidenti
sulle quali è impossibile non concordare. In quest' ultimo mese ho approfondito la mia conoscenza di
questo fondamentale strumento urbanistico e, benché non abbia la presunzione di
essere diventato improvvisamente un urbanista, ho comunque acquisito la necessaria competenza per poter essere
umilmente di supporto e di aiuto al Consiglio. Nei casi in cui le problematiche
fossero troppo complesse dal punto di vista tecnico, il
Consiglio potrà avvalersi della competente consulenza dell'Ingegner Mario Zonchello , coordinatore dell’equipe dei progettisti.
Tuttavia, non ritengo necessaria la sua presenza nelle giornate nelle quali si
affronta la discussione generale, perché essa riveste un valore squisitamente
politico e non tecnico”.
Poi l’Assessore Uras ha fatto
il punto della situazione: “Prima di
analizzare in che cosa consiste questo PUC e quale è la
filosofia o se preferite la logica che ha ispirato i progettisti, è opportuno
ricordare in quale fase ci troviamo. Il Commissario Sbordone emanò la delibera di
adozione la mattina del 10 Giugno, giorno in cui, alle 15, aveva inizio
lo spoglio del ballottaggio che sanciva quale Sindaco e maggioranza dovessero
governare la città. Il provvedimento di adozione
avviava i termini di 60 giorni previsti per legge per la presentazione delle
osservazioni da parte dei cittadini.
Il Consiglio
comunale, organo preposto all'eventuale revoca della delibera di adozione, venne convocato 25 giorni più tardi per gli
adempimenti di rito. A quel punto la maggioranza di governo si
interrogò sui problemi che un'eventuale revoca potesse innescare nei
confronti degli interessi legittimi di singoli cittadini. Vorrei che il
Consiglio rivivesse per un attimo il clima di quei giorni. Si era all'indomani
della campagna elettorale che aveva visti contrapposti alla nostra coalizione sia l'intera coalizione di sinistra sia una parte
della destra assieme a due liste civiche. Il clima politico era ancora acceso,
l'adozione del PUC era stata accolta dalla stampa con parole di elogio per il Commissario, già nei mesi prima, durante la
campagna elettorale e comunque anche immediatamente dopo l'adozione dell'atto,
alcuni rappresentanti di importanti associazioni di categoria, forse anche
qualche professionista, avevano entusiasticamente accolto la notizia
dell'adozione. Il timore della maggioranza
di poter essere accusata di revocare un atto che la città aspettava da tempo , rischiando di essere additata come colei che voleva
in qualche modo ostacolare lo sviluppo della città anziché favorirlo, pareva
fondato. Allora la maggioranza pensò che un giudizio più puntuale e approfondito
sul PUC dovesse avvenire passando, innanzi tutto, attraverso le osservazioni dei
cittadini. Si decise che i 60 giorni previsti per legge, al termine dei quali
erano state presentate solo 86 osservazioni, non fosse sufficiente, e si stabilì
di prorogare la scadenza per la presentazione delle
osservazioni di altri 60 giorni. Al termine di questo periodo, come voi ricorderete,
sono pervenute in comune 460 osservazioni circa. Alcune sono state presentate da
associazioni di categoria legate al mondo economico oristanese , altre dagli stessi ordini professionali operanti
nel territorio. Terminata questa fase, in città è stato costituito un comitato
d'intesa sul PUC che raccoglieva 32 soggetti, tra ordini professionali e
associazioni datoriali ,
sindacali di vario genere. Soggetti tenuti insieme dalla
comune volontà di chiedere la revoca del PUC . Tutti avevano sposato il
ricorso presentato al Capo dello Stato da parte dell'Associazione Piccoli
Proprietari di Case. Un ricorso che nasce dalla considerazione che, la delibera
di adozione adottata dal Commissario Sbordone , sia illegittima perché viziata da eccesso di
potere. Da allora, in Consiglio comunale il PUC arrivò in aula solo due volte.
La prima per un'analisi di approfondimento, curata in
aula dall'Ingegner Zonchello , del piano adottato alla
luce degli indirizzi espressi dal Consiglio comunale nel 2000. La seconda, su richiesta dei consiglieri di alcuni gruppi di minoranza che proponevano un ordine del
giorno di revoca del PUC, Una
proposta che fu respinta, a maggioranza, dal consiglio comunale. Oggi, siamo
chiamati a svolgere una discussione generale preliminare e ad analizzare le
osservazioni. I Gruppi, infatti, fino ad oggi non hanno potuto esprimere la loro
opinione sui temi principali concernenti il Piano. La sintesi che personalmente
tenterò di elaborare al termine della discussione generale, mi servirà per
tracciare le linee procedurali per affrontare la fase delle osservazioni, ma
servirà anche per avere finalmente la linea ufficiale dei singoli partiti sia
di opposizione che di maggioranza e di conseguenza
quella del Consiglio comunale. Ho comunicato ai gruppi l'intenzione della Giunta
di riunire il Consiglio con all' ordine del giorno il PUC per due volte la settimana da qui
fino alla conclusione dell'analisi delle osservazioni. Si è ipotizzato di
fissare le riunioni ogni lunedì e venerdì per non ostacolare il corso normale
dei lavori consiliari riguardanti altri importanti argomenti. Credo, comunque , che gli accordi procedurali sullo svolgimento dei
lavori consiliari debbano essere oggetto di una conferenza dei capi-gruppo,
presieduta dal Presidente del Consiglio Giorico ed
alla quale gradirei partecipare”.
“Quali sono i
punti cruciali del Piano ai quali occorre dare una risposta? – ha chiesto Uras - Chi ha avuto modo di leggere "la relazione
illustrativa delle proposte di piano" redatta dai progettisti, parte integrante
del PUC allegato "A", si sarà reso conto che ogni
soluzione proposta parte dalla considerazione fondamentale che Oristano ha nel
suo agglomerato urbano un solo punto focale coincidente con il centro storico.
In esso sono situate le principali istituzioni, civili,
religiose e culturali della città. Il centro è l'unico in grado di suscitare il
senso di appartenenza verso un luogo e verso una
cultura. Lo sviluppo urbano successivo i nuovi
quartieri quali Torangius , San Nicola o il Sacro Cuore
non sono riusciti a creare una nuova polarità. I progettisti risolvono questo
problema ipotizzando la nascita di un nuovo centro che per dimensioni,
importanza e qualità fisico formale , determini la
convergenza del sistema dei trasporti, delle attività produttive e direzionali,
occupando lo spazio situato nella zona di " Chirigheddu " tra la 131 e la Stazione ferroviaria. Tutta la
costruzione degli assi viari relativi al sistema delle circonvallazioni e delle
tangenziali del settore est sono ipotizzate per rendere fondamentale e razionale
la previsione in quell' area. Punto centrale di questa
previsione è l'ubicazione in quel sito del "polo intermodale". Occorre ricordare
che la predisposizione del Piano urbanistico di
Oristano riveste un’importanza oserei dire vitale per l'intero territorio
provinciale, in quanto raccoglie presso il suo centro urbano la quasi totalità
dei servizi pubblici del territorio. In città si riversano quotidianamente
migliaia di individui, lavoratori, studenti o più
semplicemente cittadini che hanno necessità di un documento o che desiderano
trascorrere del tempo libero. Alcune stime rilevano la presenza quotidiana di
circa 60.000 presenze nelle ore del mattino e del primo pomeriggio. Il
dimensionamento delle aree da adibire ai servizi, la viabilità principale, le
zone dei servizi generali, le zone artigianali e commerciali, le aree dei
parcheggi, il polo intermodale e la loro ubicazione non possono essere pensate
senza tener conto di questa realtà. Il ruolo di capoluogo di provincia nasce da
una riconosciuta supremazia storico-culturale , ma è
con l'assunzione della responsabilità della guida sociale dell'intero territorio
che esso si concretizza . Il Piano Urbanistico si
presenta come lo strumento più idoneo, pianificando lo sviluppo della città, per
dare una prima risposta in tale direzione. Il PUC non nasce soltanto per dare
risposte al fabbisogno abitativo della sua popolazione, traccia le soluzioni
relative al futuro sviluppo economico, crea i
presupposti per il miglioramento degli standard qualitativi attinenti la
socializzazione, elemento importante per creare l'identità e il senso della
comunità cittadina, prevede la riqualificazione del preesistente agglomerato
urbano e la costruzione di parti nuove della città attraverso l'espansione sia
residenziale che dei servizi, infine programma la restante parte del territorio
costituito dalle zone agricole”.
Uras è quindi entrato nello specifico dei punti più
importanti del PUC: “Esaminando uno per
uno i punti cruciali che, anche alla luce delle osservazioni presentate, abbiamo individuato e la cui soluzione determinerà le
modifiche che intendiamo apportare, cercheremo di capire la logica che ha
portato a quelle previsioni e giustificheremo la logica che ne determina le
eventuali variazioni.
1) DIMENSIONAMENTO DELLA DOMANDA ABITATIVA - L'ipotesi
che nel decennio 2001/2010 si debba far riferimento a
un incremento dell’offerta abitativa per 16.000 abitanti teorici ha tratto in
inganno parecchi, non solo profani, che hanno evidenziato la scarsa probabilità
di tale previsione. Il calcolo sul dimensionamento della domanda abitativa è
egregiamente spiegato e ben argomentato nell'allegato "B" delle relazioni
illustrative del Piano. Il concetto di popolazione teorica non ha nulla a che
vedere con quelli di mortalità, natalità e variazioni demografiche, seguendo i
quali si dovrebbe ipotizzare un incremento di circa
3.500 abitanti nello stesso periodo. Occorre avvalersi invece di ipotesi che tengano conto di altri parametri, quali la
migrazione interna intendendo per essa quella della normale separazione nei
nuclei familiari dei figli dai genitori per andare a costituire nuove famiglie e
nuove unità abitative, migrazioni extracomunitarie, fenomeno che si sta già
diffondendo anche nella nostra comunità (Senegalesi, Cinesi o provenienti dai
paesi dell'est). Oltre alle migrazioni, l'incremento può essere determinato da
fattori di sviluppo: la miriade di uffici pubblici
presenti in città; l'ipotizzata istituzione di un punto franco nel porto
industriale che avrebbe l'effetto benefico di vedere allocate in quell' area nuove industrie, magari di trasformazione, che
avrebbero necessità di manodopera che presumibilmente giungerà qui da ogni parte
della Sardegna e non solo; lo sviluppo del polo universitario che ci auguriamo
possa determinare un fabbisogno di nuovi servizi e spazi per le funzioni
istituzionali, ma anche nuove esigenze abitative. Applicando lo standard
regionale di 100 metri cubi per ogni abitante all’ipotesi di
incremento di 16.000 abitanti, la previsione di espansione edilizia
residenziale (zone C) che ne consegue è di un milione e seicentomila metri cubi.
Poiché queste premesse costituiscono le fondamenta del dimensionamento e
dell'esistenza delle zone di espansione, riteniamo di
non dover modificare, senza rischiare di commettere un errore, tale
previsione.
2) CITTÀ
CONSOLIDATA – Per città consolidata si considera il nucleo urbano
preesistente alla stesura delle nuove previsioni. Un concetto
che vale sia per il nucleo abitativo centrale sia per le frazioni . Le
problematiche inerenti questo punto specifico sono sostanzialmente due, quelle
relative alle zone "B" nel loro insieme e quelle
relative ad alcuni ricorsi riguardanti i vincoli che sono stati stabiliti e
talvolta lasciati invariati. Sulle zone "B" le problematiche sollevate da
diverse decine di osservazioni riguardano le zone "B2"
e "B3" dove, a detta degli uffici, sono stati commessi dei meri errori
materiali, la cui correzione è auspicata dagli stessi uffici. Gli errori
riguardano la previsione delle altezze massime nelle zone "B2" e l'indicazione
delle distanze dai confini nelle zone "B3" dove la previsione di 10 metri
potrebbe rendere irrealizzabile la costruzione di una normale abitazione.
Dall’analisi delle zone "B" e delle problematiche connesse emerge con forza il problema de "Su Brughu ", ma anche di altri quartieri circostanti il centro
storico. In queste zone la volumetria prevista può essere utilizzata solo sulla base di una lottizzazione concernente un comparto
definito da un’UPA (Unità di piano attuativo ) che si
identifica con un intero isolato. Questa scelta, che a detta di qualche
progettista ha voluto essere provocatoria, nasce dalla
esigenza di porre un correttivo alla nascita in quei quartieri di edifici
in netto contrasto con la loro identità culturale e urbanistica. In effetti, chi
ha partecipato, molti anni fa, alla predisposizione del Piano particolareggiato
del Centro Storico, non potrà non ricordarsi il confronto tendente ad estendere
anche al quartiere de "Su Brugu " lo strumento
urbanistico del Piano particolareggiato. Purtroppo non è stato fatto e in città
è sotto gli occhi di tutti lo scempio che ne è
conseguito. Ne sono un esempio la perdita storica e culturale di alcuni edifici di pregio legati alla cultura edilizia e
abitativa come le due case padronali della Famiglia Falchi, in piazza S. Efisio
e in via Lepanto, che hanno lasciato posto a due edifici moderni. Ancora oggi ci
sono in quel quartiere alcune abitazioni con tipologie di casa " Campidanese "
con il portone di ingresso che immette verso un
cortile interno acciottolato con il pozzo e attorno al quale si affacciano i
magazzini delle granaglie, il frantoio, le stalle, la cantina ecc… Abitazioni
spesso in muratura mista con volte a botte o a crociera, ma più spesso in
mattoni crudi e con il tavolato al primo piano e l' incanniciato al secondo. La conformazione stessa del
quartiere è tipicamente Oristanese o meglio campidanese . Infatti, le case sono tutte basse, a un piano, massimo due, con il tetto a due falde, con la
facciata direttamente prospiciente la strada, strettamente affiancate e senza
soluzione di continuità tra l'una e l'altra, ma con un'estensione inaspettata
dei giardini interni che creano al centro dell'isolato imponenti aree di verde
privato. I progettisti e il Capo dell'ufficio tecnico in particolare
ipotizzavano che lo studio del comparto identificato dall'UPA non dovesse essere
a carico dei singoli cittadini residenti, ma del Comune, sia avvalendosi
dell'Ufficio tecnico sia assegnando degli incarichi
professionali esterni. Tuttavia, a parte i numerosi ricorsi presentati,
l'orientamento prevalente emerso durante le consultazioni con i Gruppi
consiliari è quello di riportare tutta l'area alla situazione precedente, cioè zona "B" di completamento, senza i vincoli della UPA.
Questa variazione, di fatto, non determina una diminuzione della volumetria
complessiva di 3 mc /mq, limite superabile con i Piani
di lottizzazione, ma rende più facile al singolo cittadino costruire o
sopraelevare la propria abitazione senza ricorrere a un
Piano complessivo dell'intero isolato.
Per quanto
riguarda la riconferma dei vincoli in alcune aree, è inevitabile prevedere
servizi all’interno del quartiere. Come previsto dalla Legge, infatti, i
quartieri devono soddisfare alcuni standard di servizi primari per una migliore
vivibilità. Questo non significa che il Comune non debba sfruttare questa occasione per compiere un atto di
giustizia nei confronti di tanti cittadini, impegnandosi a realizzare gli
espropri delle aree entro i cinque anni dall'approvazione del PUC e utilizzando,
ove possibile, anche l'istituto della permuta o la cessione volontaria in cambio
di deroghe sulla volumetria residua. Prima di chiudere il discorso sulla città
consolidata occorre ricordare che al suo interno è
ubicata la zona "A" del centro storico. Nella cartografia del PUC tale
zona rimane segnata in grigio. Poiché su essa agisce il
Piano particolareggiato in vigore, è evidente che all'interno del piano
particolareggiato, oltre alla semplice ristrutturazione o restauro degli
edifici, è prevista in alcuni casi anche la demolizione e il rifacimento degli
edifici. La volumetria necessaria per far fronte a questi interventi è comunque prevista e in alcun modo danneggiata dalle
previsioni del Piano generale.
3) NORME DI
ATTUAZIONE E REGOLAMENTO EDILIZIO – In che modo
si può incidere sulle norme di attuazione del PUC e sul
conseguente Regolamento edilizio? Entrambi sono
strumenti regolamentari e normativi che disciplinano tutti gli aspetti operativi
concernenti le varie zonizzazioni previste dal PUC. È evidente che c' era da aspettarsi che sulle norme di questi strumenti
preziosi, e direi fondamentali soprattutto per chi opera nel settore, come ad
esempio gli architetti, gli ingegneri e i geometri, arrivassero diversi ricorsi.
La maggior parte dei quali concerne la poca chiarezza di
alcune norme e talvolta l'eccessiva discrezionalità lasciata all'ufficio
tecnico nell'individuare alcune regole procedurali. Per quanto riguarda la
realizzazione di Piani di lottizzazione privata, sia nei comparti delle zone "G"
sia nelle UPA delle zone "C", un controllo è assolutamente necessario per poter
raccordare le infrastrutture e la realizzazione di
alcuni servizi come ad esempio la viabilità interna, gli spazi e le aree
di pubblica utilità e le aree verdi. Comunque , sembra
corretto che, là dove si ravvisi che la norma presenta aspetti ambigui o
comunque poco chiari, è necessario proporre le variazioni della norma stessa. In
tal senso conforta il fatto che questa scelta, che mi è
stata sollecitata pressoché da tutti i gruppi consiliari, sia in qualche modo
condivisa dagli estensori stessi del PUC. Nella "Relazione sulle osservazioni al
Piano Urbanistico Comunale", a pagina 112,
i progettisti sostengono che:
-
IL REGOLAMENTO EDILIZIO: La trascrizione letteraria
di alcuni articoli del Regolamento Edilizio sarà
oggetto di opportune modifiche finalizzate alla totale eliminazione delle
difficoltà interpretative emerse in sede di applicazione delle norme di
salvaguardia.
- LE NORME DI ATTUAZIONE: In alcuni
articoli delle "Norme di Attuazione", ad integrazione
e/o a parziale completamento del contenuto normativo, verranno introdotti i
dispositivi di cui ai recenti quadri legislativi Statali e Regionali sul merito
dello specifico oggetto della norma stessa.
A titolo di esempio in particolare l'art. 25 delle norme di attuazione riguardante la "Disciplina
generale dell'uso degli immobili commerciali" verrà integrata con il disposto di
cui alla Deliberazione della Giunta Regionale 29/12/2000 N. 55/108
pubblicata sul supplemento straordinario del BURAS n. 6 del 19/02/2001
recante gli "indirizzi e criteri di programmazione commerciale ed urbanistica
del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
06/10/2000.
4) UPA – UNITÀ DI
PIANO ATTUATIVO - Quando nel 2000 il Consiglio comunale fu chiamato a dare
gli indirizzi ai progettisti sulle direttrici di sviluppo della città (zone
di espansione “C”), "Sa Rodia " fu indicata come l'area più idonea ad accogliere la
zona di espansione residenziale perché sfrangiata e in parte già compromessa da
abitazioni o da lottizzazioni di fatto. La motivazione che spinse la maggioranza
del Consiglio comunale era quella di far si che la
città si estendesse verso il mare, nel tentativo di consolidare la vocazione
turistica che la città desidera avere. Il ponte di Brabau che la Provincia sta ultimando e il prolungamento di
viale Repubblica sono le infrastrutture viarie attraverso le quali si realizza l'avvicinamento fisico della borgata di Torre Grande
alla città. Sembrava opportuno, quindi, che anche in termini di completamento
urbano la città si estendesse verso quell' area. La
relazione dei progettisti e anche le controdeduzioni
relative ai ricorsi sulla viabilità fanno notare che la
circonvallazione ovest ostacolerebbe la tendenza di sviluppo della città verso
il mare. Ma Sa Rodia
rappresenta solo la parte più rilevante dell'espansione delle zone "C", ma non
l'unica. A Torre Grande e anche nelle altre frazioni importanti aree sono
destinate all'edilizia residenziale come anche nel rione del Sacro Cuore e a
ridosso di Città Giardino sono previste zone “C”. Il problema relativo
alle zone "C" non è comunque legato tanto alla loro ubicazione, bensì
alle UPA (Unità di Piano Attuativo ). Cosa sono le UPA? Sono delle aree delimitate,
dell'estensione di circa 4 ettari,
all'interno delle quali sono previsti interventi coordinati che possono essere
attuati sia da soggetti pubblici sia dai privati. Il timore diffuso è che le
zone "C", dove sono previste le UPA, per l'eccessiva frammentazione dei lotti
esistenti, renda difficile l’esecuzione di un piano di lottizzazione che possa mettere d'accordo troppi soggetti privati. L’eccessiva
frammentazione e sfrangiatura delle aree è
paradossalmente la motivazione per la quale i progettisti del PUC ritengono che
si debbano individuare delle UPA così estese. Infatti ,
pensano che debba essere principalmente l'Amministrazione comunale a farsi
carico di curare la regia della realizzazione dell'assetto urbanistico di questi
nuovi quartieri. Pertanto, lo studio della viabilità principale interna, la individuazione di aree verdi, di spazi di pubblica utilità
e dei parcheggi deve essere individuata in maniera unitaria e raccordata fra le
varie UPA confinanti. L'individuazione, poi, di sub aree all'interno dell'UPA
dove possono essere attivati interventi limitati
risponde alle esigenze di lottizzazione dei privati. Le osservazioni relative a questo argomento sono concentrate sull'estensione,
ritenuta eccessiva, di queste Unità di piano attuativo . La richiesta più ricorrente è quella di ridurre
le UPA a estensioni di un ettaro, ma su questo
argomento occorre agire con prudenza trovando, se è possibile, la soluzione per
avviare immediatamente lo studio dei comparti, realizzando le principali scelte
pianificatorie relative all'intera UPA e attivando
così immediatamente le sub zone.
5) VIABILITÀ -
Un discorso a parte deve essere fatto per la grande viabilità, intendendo per essa il sistema delle
circonvallazioni e delle tangenziali. Abbiamo già parlato dell'importanza che la
grossa viabilità riveste anche in relazione alla
funzione che la città svolge nei confronti di tutto il territorio esterno. Anche
durante le conversazioni informali si è parlato di una
dimensione eccessiva dei tracciati stradali previsti, di come apparisse poco
opportuno che alcuni tracciati relativi allo stesso quadrante, alla
circonvallazione e alla tangenziale passassero per lunghi tratti troppo vicini
e, ancora, di come i tracciati della strada sfiorino vecchie strade agricole
preesistenti e non ne ricalcassero, ove possibile, il vecchio tracciato. Tutte
le osservazioni relative a questo argomento, sia in
città che nelle frazioni, riguardano gli stessi argomenti. I progettisti,
ammettendo che alcuni tracciati possono e debbano
essere corretti, fanno notare però che tale studio può essere frutto di un
approfondimento successivo all'approvazione stessa del Piano e che, il PUC si
limita soltanto alla previsione generale del sistema viario rispondendo a
precise esigenze o fabbisogni. Difendono, invece, in maniera energica, il
dimensionamento della rete viaria che, come amano ricordare, svolge diverse
funzioni a seconda che si tratti di una circonvallazione o di una tangenziale.
La circonvallazione ha la funzione di raccogliere gran parte di quel traffico
di attraversamento che non ha come destinazione finale
la città, ma una località oltre la città stessa, una sorta di by-pass urbano. La
tangenziale risponde all'esigenza di separare il flusso di
accesso al centro urbano, distribuendo il traffico lungo il perimetro
dell'abitato, consentendo l'accesso a tutti i settori urbani dall'esterno e
decongestionando conseguentemente il traffico interno. Tutte queste strade
prevedono delle fasce alberate e di verde, nonché piste
ciclabili per migliorare notevolmente la vivibilità della città. In questo modo
si asseconda la tendenza incoraggiata dall’Unione Europea, che finanzia le
strade che comprendano fasce verdi e piste ciclabili. Resta
inteso che il sistema delle tangenziali potrebbe essere riclassificato come complesso di strade urbana e arterie a
scorrimento veloce . Nel Piano triennale delle opere pubbliche è già
inserita la prima tranche, pari a 3 milioni di Euro, di
un finanziamento complessivo dello Stato di 6 milioni di Euro, concesso al
Comune di Oristano per realizzare le circonvallazioni. Anche la Provincia ha
approvato, nel suo Piano, il finanziamento di un tratto della
circonvallazione Ovest e il sistema
di svincoli che colleghi l'ingresso Nord della città
alle circonvallazioni già esistenti (Svincolo di Ponti Mannu ).
6) AREE
ARTIGIANALI E COMMERCIALI - Quando negli
indirizzi, per la stesura del PUC, il Consiglio aveva
affrontato il problema del settore Est della città, si era ipotizzato che il
tracciato della 131 potesse in qualche modo fungere da vetrina naturale per
un’ampia zona artigianale e commerciale. I progettisti hanno interpretato questa
volontà, creando un'ampia zona a ridosso dello snodo ferroviario e proiettata
verso la 131 e l'aeroporto che fungesse da nuovo centro
direzionale e di servizi collegato al Polo intermodale. Fatta salva questa
previsione, si ritiene che, comunque , nella fascia
lungo la super strada, compresa tra la strada che da Silì và a Simaxis e la strada che
da Chirigheddu conduce all'aeroporto, debba essere
prevista un'ampia zona "D2" artigianale e commerciale. È facile pensare che la
posizione geografica favorevole di cui gode la nostra città funga da attrazione
per innumerevoli attività legate soprattutto a imprese
artigiane e grossi magazzini commerciali, poiché con poche ore di viaggio da qui
si può raggiungere ogni angolo della Sardegna. Dall'altro lato della super
strada, da un lato l'aeroporto e dall'altro la CAO e il mercato ortofrutticolo
non consentono per ora altre previsioni. Le volumetrie
in aumento previste per le zone “D” non hanno limiti di previsione pertanto non
modificano gli standard.
7) POLO
INTERMODALE - In diversi punti di questa relazione si è accennato
al Polo intermodale ubicato nell'area presso la Stazione ferroviaria prospiciente la via Ghilarza . Il
Polo intermodale è un sistema integrato di trasporto, tendente a creare
l'interconnessione dei punti terminali dei diversi mezzi di trasporto. L'idea di concentrare nell'area della Stazione
anche i terminali del trasporto pubblico urbano, del trasporto su gomma di interesse regionale (ARST) e il terminale del ramo
ferroviario che giunge dal porto industriale appare certamente logica se pensata
in funzione dello sviluppo di un secondo centro focale della città che
nascerebbe intorno al centro direzionale e ai servizi che sorgerebbero
nell’area. La critica, che da più parti è giunta, per la scelta di questa ubicazione, nasce dalla evidente considerazione che a
causa della barriera artificiale determinata dalla ferrovia e dall’area della
stazione stessa, sia impedita una rapida e agevole interconnessione tra tutta
questa zona e il resto della città.
I progettisti, invece, ritengono che il sistema delle tangenziali e delle
circonvallazioni sopperisca egregiamente a questo
limite fisico e difendono la scelta attuata. Negli incontri con i gruppi
consiliari questo argomento è sempre stato centrale.
Credo quindi che sia necessario un confronto approfondito tra i diversi gruppi
politici. Appare fondato il dubbio
che le Ferrovie dello stato possano, attraverso un accordo di programma con
l'Amministrazione Comunale, concordare la sistemazione e la costruzione delle
infrastrutture necessarie in quell' area, magari
prevedendo l'abbassamento della quota di posa dei
binari, come auspicato dagli stessi progettisti e prevedendo inoltre i passaggi
sopraelevati per scavalcare i binari. Dalle norme di
attuazione si evince, in maniera univoca, che tutta la sistemazione di
quell' area attraverso i piani di attuazione e gli
accordi di programma sarà disegnata e realizzata attraverso l’approvazione in
Consiglio comunale dei necessari piani di lottizzazione o degli accordi di
programma.
8) ZONE AGRICOLE
- Le zone "E" agricole sono suddivise in diverse
zonizzazioni ("E1", "E2", "E3" ecc.) sulla base di
approfonditi studi geomorfologici e soprattutto
agronomici che fanno parte integrante della documentazione allegata al PUC. La
maggior parte delle osservazioni, forse tutte, riguardano la richiesta di ripristino degli indici
volumetrici previsti per le residenze, come nel vecchio Piano, pari cioè a 0,03
mc /mq. Nel nuovo PUC questi indici sono stati ridotti
a 0,01 mc /mq. La volontà dei progettisti appare chiara
dalle loro dichiarazioni riportate nelle controdeduzioni in risposta alle
osservazioni:: "Le proposte avanzate non appaiono in linea con gli obiettivi del
PUC tendenzialmente rivolti alla definizione di un quadro normativo capace di
disincentivare e minimizzare gli impatti negativi generati, sul sistema del
paesaggio agrario, dagli attuali fenomeni di edificabilità diffusa". Per quanto concerne la superficie
minima prevista per realizzare edifici residenziali in zona agricola, la
normativa più recente, Decreto del Presidente della Giunta Regionale 3 agosto
1994 n. 228, stabilisce all'art. 3 comma 4, successivo alle previsioni contenute
nel Decreto Floris , : "Per le residenze, la superficie
minima di intervento è in via generale stabilita in Ha1,00, salvo quanto
diversamente disposto dagli strumenti urbanistici comunali", sempre all'art. 3
del suddetto Decreto al comma 2 sono indicati gli indici massimi da applicare
nelle zone agricole:
-
0,20 mc /mq per i fabbricati ed impianti connessi alla conduzione
agricola e zootecnica del fondo, all' itticoltura , alla
valorizzazione e tra sformazione
dei prodotti aziendali;
-
0,03 mc /mq per le
residenze;
-
0,01 mc /mq per i fabbricati funzionali alla conduzione e gestione
dei boschi e degli impianti arborei industriali ( forestazione produttiva);
-
fino a 0,10 mc /mq per le strutture per il recupero terapeutico dei
disabili, dei tossico dipendenti e per il recupero del disagio
sociale.
I progettisti,
rifacendosi al Decreto del Presidente della Giunta Regionale, hanno voluto
applicare gli indici minimi previsti dalla norma.
9) FRAZIONI -
Oltre il centro urbano della città, un discorso a parte
meritano le frazioni. Silì ,
Donigala , Nuraxinieddu e
Massama costituiscono dei nuclei abitativi storici con
una loro distinta identità culturale e sociale. Queste realtà presentano in
piccolo molte delle problematiche già evidenziate. Ad esempio
i problemi legati alle errate disposizioni sulle zone "B" . Anche in queste realtà deve essere individuato un nucleo
storico abitativo, un vero e proprio centro storico. La maggior parte dei
problemi evidenziati, in particolare per Silì e Donigala , invece, riguardano le zone "C" che dovrebbero,
seguendo la stessa logica della città, essere ubicate
meglio sulle zone sfrangiate e con la presenza di una evidente parcellizzazione
della proprietà. Anche per le Frazioni alcuni ricorsi
hanno riguardato la viabilità come nel caso di Nuraxinieddu dove un tracciato di una strada passa in parte
sull'area archeologica di Santa Vittoria. Le osservazioni mosse da alcuni
Consigli circoscrizionali, incoraggiate da numerosi consiglieri comunali delle
frazioni, ne suggeriscono al Consiglio l'accoglimento.
10)
TORRE GRANDE -
Un discorso a parte merita la Borgata marina di Torre
Grande. Il Consiglio comunale quando tracciò gli indirizzi per la stesura del PUC dedicò
una particolare attenzione alla Borgata. Lo sviluppo turistico del nostro
territorio è legato strettamente allo sviluppo di Torre Grande, il litorale ha
una estensione di 4.922 metri lineari. Il nucleo
abitativo si concentra a sinistra e a destra della Torre costiera. La maggior
parte dei terreni liberi da costruzioni sono di
proprietà comunale, l'ampia pineta che si estende a sinistra del centro abitato
fino a giungere quasi alla foce del fiume Tirso è, con una suddivisione a
pettine, proprietà del Comune di Oristano e del Consorzio di bonifica. Gli
indirizzi su Torre Grande stabiliscono che l'area che dal porticciolo turistico
arriva fino alla Villa Baldino sia destinata a servizi
generali (“G”), comprendendo in questa vasta fattispecie alberghi, ristoranti,
attività commerciali, spazi culturali e ricreativi. La parte insediativa residenziale deve comprendere il nucleo centrale
già esistente, con la previsione oltre che delle zone "B" di completamento anche
di due ampie zone "C" di espansione. Le zone "F" turistico-alberghiere devono essere
ubicate sulla fascia immediatamente
prospiciente la pineta, nella proprietà del Consorzio di bonifica. Gli
indirizzi sono stati egregiamente rispettati e le previsioni di Piano a Torre
Grande presentano delle soluzioni che a mio avviso qualificano la vocazione
turistica della Borgata. Nelle previsioni di Piano sono ricomprese la riqualificazione urbana dell'area della SIPSA,
presso il primo pontile, e quella della SARDABITUMI all'ingresso di Torre
Grande. Sono previsti anche nuovi assetti viari che dall'ingresso distribuiscano i flussi di traffico verso le varie zone della
Borgata, recuperando al traffico pedonale anche il tratto stradale che dalla
SARDABITUMI porta fino alla Torre compresa la piazza oggi aperta al traffico,
prevedendo il prolungamento del lungo mare fino al porticciolo da un lato e fino
al primo pontile dall'altro. Dal punto di vista delle problematiche urbanistiche
la recente evoluzione legata al Decreto " salvacoste "
emanato dalla Giunta Soru ha
destato qualche allarme che fino ad oggi parrebbe eccessivo. Occorre ricordare
che dal punto di vista urbanistico Torre Grande è regolamentata da un Piano particolareggiato in vigore,
inoltre l'area compresa tra il porticciolo e il primo Pontile ricade sotto le
norme del Piano Territoriale paesistico ancora in vigore. Tra tutti i Piani
territoriali paesistici che la Regione Sardegna aveva
adottato lungo le coste, l'unico che non è decaduto per mancanza di
ricorsi è quello del Sinis nel quale ricade Torre
Grande. Il Decreto " salvacoste ", che in questi giorni
è all'attenzione del Consiglio regionale, intende impedire insediamenti edilizi
a ridosso delle coste in attesa dello studio di un
nuovo strumento urbanistico. I nostri progettisti si sono
attenuti scrupolosamente alle prescrizioni del PTP, pertanto le previsioni
edificatorie in un'area inferiore ai 2.000 metri appaiono realizzabili.
Per quanto riguarda gli insediamenti turistico-alberghieri , per intenderci le zone "F", il
PTP prevede il dimezzamento delle volumetrie realizzabili. Anche su questa previsione i progettisti si sono attenuti
alla norma. Infatti , a Torre Grande, su una volumetria
realizzabile di 590.640 mc , con la riduzione al 50%,
sarà realizzabile una volumetria, per le zone "F", pari a 295.320 mc che sarà destinata per l'83% alla residenza e per il 17%
ai servizi pubblici come previsto dalla norma.
AREA INDUSTRIALE – Uno dei nodi da
sciogliere è relativo ai rapporti tra il Consorzio
industriale e il Comune prevalentemente per il contatto che si realizza nelle
proprietà del Consorzio industriale situate all’interno del territorio comunale.
Il Piano regolatore del Consorzio è un piano per sua natura sovraordinato a quello Comunale, ma della sua approvazione
il Comune di Oristano non ha mai preso atto. Questa
anomalia apre una disputa su una vasta area che va dalla Caserma dei Vigili del
fuoco fino alla Chiesa di San Giovanni fuori le mura.
Ho già fissato per mercoledì un incontro con il Consorzio industriale per capire
nel dettaglio quali siano le problematiche ed
eventualmente sentire quali proposte intendano fare. Nel frattempo ritengo che i
gruppi consiliari debbano pronunciarsi su questo
argomento”.
“Oltre questi
punti elencati – ha proseguito Uras - che hanno costituito il tema dominante sia
dei numerosi ricorsi sia degli incontri con i Gruppi consiliari, altri problemi
avanzati da singoli gruppi devono necessariamente trovare eco in quest' aula. Io mi impegnerò ad
essere fedele notaio, a registrarli ed eventualmente a concordare con voi delle
soluzioni. Mi riferisco, a titolo esemplificativo, al problema sollevato
dall’UDC relativo al collegamento viario capace di
creare una maggiore integrazione tra il quartiere di Torangius , il resto della città e le zone periferiche
limitrofe, alla eccessiva dimensione della fascia verde compresa tra la città
mercato e il Parco della Maddalena a Silì ed alla
mancata previsione all’interno del Piano di zone di edilizia economica
popolare”.
L’Assessore
Uras ha quindi tracciato le conclusioni: “Dall’analisi
che ho potuto fare, ho tratto la convinzione che il Piano costituisce un valido
strumento per lo sviluppo della città. Per l’evoluzione che ha
avuto il suo iter, ma principalmente per l’atto di adozione voluto dal
Commissario straordinario Sbordone , in certi momenti è
sembrato che nessuno lo amasse. Non so se in qualcuno abbia albergato il
sospetto che Sbordone abbia voluto fortemente
condizionare questo piano, ma faremo un grave torto alla serietà e alla loro
onestà se pensassimo che i progettisti rinunciando a una loro
prerogativa avessero ceduto a qualsiasi forzatura. L’impianto logico del Piano
nasce da una profonda competenza dei tre progettisti che hanno applicato al
territorio, alla vocazione economica della nostra città e talvolta alle
conoscenze dirette del tessuto urbano, modernissime teorie urbanistiche che
proiettano Oristano verso il futuro. Credo che oltre a me, tutto il Consiglio
dovrebbe unirsi in un ringraziamento sincero all’equipe dei tecnici. Sono
conscio che il PUC che ciascuno di noi sogna può differire in parti più o meno
rilevanti da quello che è emerso dallo sforzo progettuale dei tre tecnici. Credo anche che piani diversi da questo si sarebbero potuti
realizzare per la città . Ma non possiamo negare che la filosofia che ha
ispirato questo Piano sia ferrea e pertanto, accettate
alcune premesse, la conseguenza logica è questa previsione. Le modifiche che ci
proponiamo di fare, per quanto vaste o profonde, non intaccano il suo impianto.
Queste considerazioni le faccio in conclusione, perché mi sembrerebbe
profondamente ingiusto se un atto di questa importanza
venisse adottato per essere stravolto con una variante tra un anno. L’augurio
che rivolgo a me e all’intero Consiglio comunale è che al termine di questo
confronto in aula, che potrà essere anche intenso, ma sono convinto che sarà sempre sincero, entrambi avremmo
acquisito una maggiore conoscenza di tutti gli aspetti che lo qualificano e
soprattutto che potremmo lasciare quest’ aula convinti
di avere svolto un servizio alla città”.
Il Consiglio si è quindi concluso con l’aggiornamento dei lavori a venerdì 12
Novembre, alle 19, e con la convocazione della conferenza dei capigruppo a
giovedì 11 Novembre, alle 9,30, per la programmazione dei lavori dell’ assmblea .
Ultimo aggiornamento
23/03/2022, 09:31
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