Tradizione, identità, innovazione e creatività
La storia della ceramica contrassegna da secoli l’identità della città e del territorio. Già nel 1692 fu attiva la Corporazione o per meglio dire il Gremio dei figoli. L’associazione era dotata di uno Statuto che regolava le attività amministrative, professionali e religiose dei soci, disciplinando il commercio delle terrecotte, i diritti e i doveri degli aderenti e di coloro che aspiravano a diventare maestri, dopo un severo apprendistato. Come ha scritto Walter Tomasi, autore di un’ampia serie di ricerche, dedicate all’organizzazione che tutelò tornianti e orciai arborensi, il gremio si integrò nella vita socioeconomica e spirituale oristanese. Gli artigiani versavano una tassa relativa alla cottura del vasellame, contribuendo alle finanze municipali, partecipavano alle ricorrenze con propri gonfaloni, prendendo parte ai riti che intercalavano il calendario, e onoravano la devozione alla Trinità e alla Vergine, avendo cura della cappella, assegnata al sodalizio.
Numerosi studi hanno indagato queste vicende e la Biblioteca comunale possiede una ricca raccolta di studi, saggi e cataloghi, facilmente consultabili e reperibili, comprese le pubblicazioni curate dall’Archivio Storico Comunale di Oristano e dal Centro di documentazione «Terracotta», nato allo scopo di studiare e valorizzare le fonti (materiali e immateriali) di queste memorabili circostanze.
Nel 1864 l’abolizione per legge di gremi e corporazioni rappresentò un punto di svolta, ma i vasai oristanesi, eredi degli antichi «alfareros», mantennero la propria identità associativa, unendosi all’interno della Società della Santissima Trinità.
Anche tra il 1925 e i trascorsi anni Sessanta l’Amministrazione civica molto deliberò e recepì in rapporto alle vicende di artigiani, cocciai e vasai, sostenendo le intraprese di fabbriche e botteghe e supportando artisti, maestri e Scuole, in riferimento all’apprendistato e ai precetti dell’arte della terra cotta e di quella cruda. Ciò contribuirà a fare di Oristano una città per e della ceramica, senza contraddire e talora modernizzando usi e pratiche dei «congiolargios» nostrani, la cultura del lavoro che li contraddistinse, la dimensione familiare e gerarchica, la competizione fra ceramisti. Questo patrimonio non mancherà di suscitare interesse e stupore nell’osservatore esterno, sollecitando la classe politica ed intellettuale nel dare impulso al comparto, per trasmettere alle nuove leve le competenze che contribuivano da lungo tempo a dare alla manifattura campidanese, ai paesi dell’argilla, fama, occupazione ed introito.
La ceramica rappresenta anche oggi l’espressione artigiana più tipica, frutto dell’intuito di coloro che, plasmando la materia, la traducono in cultura e in cultura d’impresa, senza dimenticare l’importanza della tradizione e quanto hanno creato due maestri insuperati ed eclettici come Carlo Contini (1903-1970) e Antonio Corriga (1923-2011).
Aggiornare questa ricchezza culturale, sulla base delle creatività, del gusto e del design contemporaneo, è uno dei tanti compiti svolti dal Liceo artistico di Oristano. La scuola, fondata da Arrigo Visani (1914-1987), ha raccolto l’eredità dell’originario Istituto d’Arte, nato nel 1961, che, trasformato in liceo, tiene vivo il prestigio di aggiornate sperimentazioni, in molti ambiti, compreso perciò l’Indirizzo Design della ceramica, con i suoi vari laboratori di progettazione grafica, foggiatura, decorazione e smaltatura. La stessa scuola ha allestito un’accurata esposizione delle ceramiche, create nel corso dei decenni da docenti e allievi di fama, all’insegna del rapporto fra arte e collettività, tra contesto e progetto, come dimostrano le installazioni contemporanee e più recenti che arredano vari punti della città.
Oristano vive intimamente la sua storia, nella consapevolezza che i figoli e le loro produzioni appartengono alla memoria della comunità. Questo spirito anima l’evento «Buongiorno ceramica!», un appuntamento nazionale e primaverile a cui partecipano tutte le realtà impegnate nella produzione e promozione culturale della ceramica artistica e artigianale italiana.
Il ruolo delle scuole e dei formatori fu e resta fondamentale e la scelta di aderire alla Associazione italiana Città della Ceramica, nata nel 1999, ha confermato ulteriormente l’impegno di rilanciare l’antica arte della terracotta. Dal 2002 anche Oristano è socia della AiCC ed è partner di circa sessanta realtà, accomunate da questa formidabile ed affermata tradizione.
Inoltre, nel settembre del 2024, è stato approvato l'ingresso nell'AiCC di Regioni, Provincie e Città Metropolitane. Questo recente allargamento associativo garantirà il coinvolgimento di enti, istituzioni e territori ulteriori, accomunati dall'inclinazione artistica e culturale che Oristano può vantare da secoli, anche in virtù dell'autorevole avvallo del Consiglio Nazionale Ceramico e del Ministero competente.
Il Comune di Oristano, l’Assessorato alle attività produttive, il Servizio eventi e beni identitari condividono perciò l’obiettivo di rilanciare la produzione ceramica, perpetuandone il fascino, la storia, la fama, coinvolgendo le realtà associative del mondo artigiano, le imprese e i laboratori che a Oristano e nella provincia realizzano queste pregiate produzioni.
Dal 2004 l’iniziativa di fine anno, denominata «Il tornio di via Figoli», è divenuta dunque il simbolo di una ritrovata vivacità, grazie alle artigiane e agli artigiani che tengono vivo il retaggio de «is crongioargius», i figoli appunto, coloro che animavano la strada omonima, foggiando, scaldando al sole e poi cuocendo stoviglie, piatti, brocche e vasi d’uso quotidiano o di alta gamma. Già nell’Ottocento comparvero riferimenti letterari e iconografici alla tradizione isolana e specialmente oristanese dell’artigianato ceramico, senza trascurare la fattura di tegole e mattoni, prodotti con l’argilla, cavata in riva al Tirso, che ha reso celebri i tegolai di Silì. Nel corso del tempo escursionisti e scrittori di fama hanno ammirato la genuinità che negli esempi più ammirevoli ha raggiunto una dignità artistica ed estetica eccellente, arricchendo la complessiva vicenda della ceramica in Sardegna - materia sterminata in una terra di permanenza, come scrisse l’illustre archeologo Giovanni Lilliu (1914-2012) - e certificando il valore emblematico e molteplice dell’arte.
Non a caso Oristano ha ideato l’iniziativa Scarpette rosse per dire No alla violenza, un progetto etico e un’icona che dal 25 novembre del 2017 evocano il puntuale impegno della AiCC contro la violenza sulla donna, per rafforzare la rete fra istituzioni e agenzie educative e pungolare, con l’aiuto dell’arte, la consapevolezza e la solidarietà sul tema del femminicidio, contrastando i pregiudizi e l’indifferenza.
Giovanni Murru
The history of ceramics has defined the identity of the city of Oristano and its territory for centuries. Already in 1692 the «Gremio dei figoli» - which was an important ceramic artisans corporation – was provided with a statute that regulated the activities of its members, outlined their rights and duties and regulated the trade of terracotta as well. As the scholar Walter Tomasi wrote, the «Gremio dei Figoli» became strongly integrated into the society both economically and socially. All the ceramic artisans used to gather on a street in the city centre, which took its name from them (Via Figoli), firing precious and everyday items.
In 1864, the abolition of guilds and corporations definitely marked a turning point, however the ceramists from Oristano - who were the ancient alfareros heirs - managed to preserve their identity. For a long time, clay extracted from the banks of the Tirso River was used to make roofing tiles and bricks, which made the tile manufacturers of Silì - a hamlet nearby Oristano - very popular.
Even between the 1920s and 1960s, the city administration supported factories and small shops as well as artists and schools that would modernize the techniques and art of figoli pottery.
Ceramics represents the most characteristic expression of Oristano’s craftsmanship even nowadays. In this regard, the work of experienced artisans such as Carlo Contini (1903-1970), Antonio Corriga (1923-2011) and Arrigo Visani (1914-1987) ought not to be forgotten.
Renewing this cultural wealth is one of the many purposes carried out by the Liceo Artistico of Oristano. The high school, born in 1961, keeps alive the prestige of numerous experimentation activities and it can boast of having a great ceramic art exhibition, created over the years by well-known teachers, students, designers and fine artisans.
In this regard, joining the AiCC (Associazione italiana Città della Ceramica) in 2022 confirmed the commitment of the Municipality of Oristano to relaunch the art of terracotta, involving associations, businesses and local workshops as well as creating an open-air exhibition of ceramics around the old town with the aim of enhancing the identity and history of the city. The same spirit drives the event «Buongiorno Ceramica!» a national appointment involving multiple characters including the city of Oristano that promotes handcrafted terracotta.
Since 2004, the initiative «Il tornio di via Figoli» (The Pottery Wheel of Via Figoli) has become the symbol of a renewed vitality.
This craftsmanship drew admiration from renowned writers. It is also worth mentioning that it was Oristano that launched the national initiative Scarpette rosse per dire NO alla violenza (Red Shoes to Say NO to Violence), which since November 25, 2017, has united art and solidarity against violence toward women. This project, supported by the entire AiCC, represents a powerful and creative testimony to a highly relevant and important human and social issue.
Testo di Nicola Delogu. Traduzione di Eleonora Ghiani
L’appuntamento «il Tornio di via Figoli - L’arte dei Ceramisti» ha da sempre questo obiettivo. E perciò, dallo spumeggiante confronto tra forme, stili, nuove sensibilità, nasce un’occasione per scoprire l’artigianato artistico locale.
Il Tornio di via Figoli - L’arte dei Ceramisti rappresenta quindi un’occasione per la promozione identitaria della città e della sua storia, grazie a un formidabile «show room» che si rinnova nelle giornate della Sartiglia oppure nel periodo natalizio, grazie alla sinergia tra l'Assessorato comunale alle attività produttive e la Confartigianato Imprese di Oristano.
The art of ceramics boasts an ancient tradition, also confirmed by the presence of the Municipality of Oristano within the AiCC, the Italian Association of Ceramic Cities.
The creativity of ceramists is the driving force behind a strategic and well-established cultural event.
The event "Il Tornio di via Figoli - The Art of Ceramists" has always had this goal. Therefore, from the vibrant exchange of forms, styles, and new sensibilities, an opportunity arises to discover local artistic craftsmanship.
For centuries, terracotta has not only been a production process but also a testament capable of promoting the approach recommended by regional and municipal programming in the fields of productive activities, "hand-made" arts, and tourism.
Thus, the event "Il Tornio di via Figoli - The Art of Ceramists" represents an opportunity for the promotional identity of the city and its history, thanks to a remarkable "showroom" that is renewed during the "Sa Sartiglia" event or at Christmas every year, thanks to the synergy between the municipal department for productive activities and the "Confartigianato Imprese" of Oristano.
Traduzione di Eleonora Ghiani
Il 12 marzo 2025 è deceduto a Oristano, dove era nato e ha svolto una lunga attività di ceramista, torniante e formatore, di insuperata maestria, Antonio Manis. Avrebbe compiuto 95 anni il 20 Dicembre.
Con la scomparsa di Antonio Manis si chiude e non solo idealmente una leggendaria stagione artigiana e artistica. Il maestro amò raccontarla senza sussiego, affinché la memoria collettiva custodisse una formidabile testimonianza: in tanti, ricordandone la sensibilità e la generosità umana e didattica, hanno evidenziato la personalità di Antonio Manis, all’insegna della dedizione e del magistero che egli ricoprì fino a diventare il principe dei tornianti.
Il ruolo di Antonio Manis è risultato essenziale non solo nella formazione di molte decine di allievi dell’Istituto d’Arte cittadino, ma anche o anzitutto nell’elaborazione coordinata alla quale ha preso parte. Arrigo Visani (1914-1987) ne esaltò le doti, coinvolgendolo nella reinvenzione delle proprie creazioni e nel passaggio, dalla maiolica al grès, che l’artista emiliano mise a punto negli anni memorabili trascorsi a Oristano, presiedendo la scuola e coordinando una caparbia pattuglia di sperimentatori. La nascita e il successo dell’Istituto d’Arte si lega in modo silenzioso, ma profondo, al ruolo educativo e di laboratorio assegnato ad Antonio Manis. L’attività che egli svolse sotto la direzione di Visani e del successore, Benedetto Casagrande (1940-2021), ebbe per così dire una funzione garante, all’insegna del connubio - fra tradizione ed evoluzione - dal quale scaturirà una ceramica «nuova», consapevole di poter duellare ad armi pari oltre Tirreno.
Osservazione, deduzione e applicazione, dalla cava al tornio. Queste doti Manis acquisì, percorrendo ad una ad una le tappe antiche del mestiere e dell’arte. Lo confermeranno i suoi racconti orali, le preziose descrizioni di ciò che concorreva gerarchicamente a rendere il neofita un figolo maestro, capace di «tirare l’argilla», rendendo «più leggera» la brocca, alla vista e al tatto. Amava dirlo, descrivendo quella fase, complessa ed esigente, che mette alla prova le doti e i sensi del vero ceramista. La foggiatura grossolana, del resto, avrebbe dato adito all’ironica espressione: «C’è anche il maestro dentro la brocca!».
Nel custodire e tramandare il vernacolo pratico e teorico della propria arte, Antonio Manis e la sua lunga biografia riepilogano il processo al quale da generazioni si dedicavano «is crongioargius», in forma autonoma oppure consorziata, facendo i conti con le incertezze e i disagi del secondo dopoguerra, anni in cui «le mogli dei figolai andavano alle feste dei paesi», portandovi brocche, «strexiu de terra» o «faîa de festa», a bordo di birocci, carichi di orci e di anfore da barattare con le provviste di stagione.
Apprendista in bottega, scienti del figolo Giuseppeddu Pinna, Manis collabora con l’abruzzese Vincenzo Urbani (1909-1966) nella fabbrica «Alquati Ferrari & C.», affianco a Luigi Cau e allo stesso Giuseppe Mele, infine nella Scuola comunale della ceramica, allestita negli ambienti dell’ex palestra «Tharros», siti in Piazza Eleonora.
Dal 1961 al 1982 l’occupazione scolastica gli assicurò un impiego stabile nell’ambito delle discipline predilette: la formatura e la foggiatura ceramica. E se i suoi meriti artistici verranno ratificati con prestigio dal premio ottenuto al XXVII Concorso di Faenza, quelli conferiti ai propri allievi confermeranno la sua florida attività di insegnante.
L’attività autonoma si concretizzerà anni dopo con la fondazione dell’impresa familiare Manis Ceramiche. Resta perciò agli annali l’evento intitolato «Dentro la forma, il tornio di Antonio Manis» che nel 2014, attraverso la sua opera, ripercorse sagome e vicende della ceramica in città, celebrando a dovere l’erede ultimo dei figoli e perciò il decano dei ceramisti e ciò a cui Antonio Manis ha contributo: garantire la continuità della ceramica arborense nel panorama artistico e culturale, sardo e italiano, nell’affascinante intreccio di stili novelli e di antiche cotture.
Giovanni Murru
On March 12th, 2025, Antonio Manis passed away in Oristano, the town where he was born and where he carried out a long career as a ceramist, turner and teacher. He would have turned 95 on December 20th.
With the death of Antonio Manis, a legendary era of craftsmanship comes to an end. Many, recalling his sensitivity and generosity have highlighted his personality, marked by dedication and expertise, which he carried until becoming one of the best turners in Sardinia.
Antonio Manis played an essential role in the training of many students at the local Art Institute. Arrigo Visani (1914-1987) praised his talents, involving him in the reinvention of his own creations and the transition from maiolica to stoneware, which the artist from Emilia-Romagna perfected during his years in Oristano, presiding over the school and coordinating a big group of experimenters. The birth and success of the Art Institute is deeply related to the educational role assigned to Antonio Manis. The work he carried out under the direction of Visani and his successor, Benedetto Casagrande (1940-2021), was a guarantee of the combination of tradition and evolution, which led to a «new» ceramics era, capable of competing on equal terms beyond the Tyrrhenian Sea.
Observation, deduction, and application from the quarry tile to the lathe. Manis acquired these skills by following each of the ancient stages of the craft, he was able to «throw clay» and make the pitcher «lighter» to touch and sight. Coarse shaping, after all, would give rise to the ironic saying: «The master is also inside the pitcher!». Antonio Manis cherished the tradition and passed it down, synthesizing with his art the ancient skill of the crongioargius (which means «potters» in Sardinian language), dealing with the uncertainties and struggles of the post-World War II years. At that time «potters wives would go to village festivals» by cart bringing pitchers with them, strexiu de terra (daily dishware) or faîa de festa (luxury ceramics) to trade for seasonal supplies. As a trainee under the guidance of the potter Giuseppeddu Pinna, Manis collaborated with Vincenzo Urbani (1909-1966) at the «Alquati Ferrari & C.» factory, alongside Luigi Cau and Giuseppe Mele. Later, he worked at the municipal Ceramic School, located in Piazza Eleonora where once there was «Tharros» gym. From 1961 to 1982, his school work ensured him a stable position in his preferred disciplines: ceramic shaping and moulding. While his artistic merit was recognized with the prestigious award at the 27th Faenza Prize which is one of the most important competitions in the world in the field of contemporary ceramic art, the recognition awarded to his students confirmed his flourishing career also as a teacher. His independent activity would materialize years later with the foundation of the family business «Manis Ceramiche».
Inside the form, the lathe of Antonio Manis, was an event held in 2014, which remains in the annals, as it retraced the history of ceramics in Oristano through his work, celebrating the last heir of the figoli (potters) tradition and, therefore, the most authoritative of ceramists. Manis contributed to ensuring the continuity of ceramics from Oristano in the local and Italian artistic and cultural scene, in the fascinating intertwining of new styles and ancient firing techniques.
Testo e traduzione di Eleonora Ghiani e Nicola Delogu